Il primo documento che attesta l'esistenza della ''Madonna del Carmine'', come conosciuta in loco é dell'ottobre 1536: il cancelliere del Vescovo Callisto De Amadeis che la visitò in quell'anno stese una relazione in cui specificava che l’edificazione della Chiesa risaliva già a trent’anni prima ed era stata consacrata dal rev. padre Girolamo de’ Sanctis, vicario generale del vescovo Francesco Pisani poco prima del 1534.
La chiesetta del Pilastro, di architettura classica, ma piuttosto povera, si presenta oggi con pianta rettangolare ad unica navata. L’interno, armonioso e semplice, conserva tre altari: al centro del presbiterio l’altare maggiore, dedicato alla B. V. Assunta, raffigurata in una tela assieme agli apostoli, opera realizzata dal pittore Jacobus Moretti nel 1784; l’altare in stile barocco sulla parete ovest, in origine dedicato a San Lorenzo, nel 1700 fu rifatto e intitolato alla B. V. del Carmine. Sullo stesso altare si trovava anche il “doppio dipinto”, che raffigurava la Madonna del Carmine, databile al 1700 e, sul retro, un’altra immagine della Madonna, datata 1605. L’opera, di autori ignoti, è stata trafugata nel 1978 e a tutt’oggi non risulta ritrovata; al suo posto c’è un dipinto con le stesse dimensioni e lo stesso soggetto, realizzato intorno al 1990 da Raffaello Marigo.