Villa Manin si presenta col nome dell'ultimo doge di Venezia ed é una villa urbana settecentesca, sull'ansa del canale Bisatto, presso lo storico Ponte delle Grazie. Affascinante per il giardino e il viale di rappresentanza, la posizione lungo il canale. Privata, con numerosi cambi di proprietà, anche recenti.
Sull’area della villa esisteva in epoca medioevale un fortino con torre e cortine merlate a protezione esterna della porta cittadina di San Martino, oggi Ponte delle Grazie.
Nel XVIII secolo, apice e declino della presenza veneziana in Veneto, Este appare contornata da tenute della nobiltà lagunare con ville, giardini e broli, favorite dall' accessibilità natante da Venezia, lungo il Bisatto. Le ville più prestigiose, come quella dei Manin, hanno un approdo diretto dalla proprietà all'acqua.
Alla fine del 1700 la villa appare nella sua forma attuale con cuspidi ornamentali sul tetto, le adiacenze allineate a levante, la barchessa vicino al canale e con il basso muretto verso via Canevedo, a recingere un grande lotto sino al Canale Bisatto, diviso tra brolo e pertinenze degli edifici, tutti senza alberature.
In origine la villa era stata edificata per i Basadonna, successivamente passata ai Morosini e più tardi ai Manin: Ludovico Manin ultimo doge di Venezia la possedeva nel 1797.
La fine della Repubblica veneziana porta novità anche nella gestione del territorio: ad esempio i canali diventano a tutti gli effetti pubblici, con i loro argini transitabili lungo vie esterne alle proprietà. Villa Manin entra nel XIX secolo staccata dal canale Bisatto, frazionata rispetto alle sue pertinenze: pronta per diventare villa urbana collegata con la città di là del ponte.
La situazione attuale, poco modificata negli ultimi 50 anni per quanto riguarda gli edifici, è in pieno rigoglio per la parte del giardino: le piante ombreggiano gli edifici superandoli in altezza, il viale è perfetto e anche nelle ridotte pertinenze attorno il verde filtra bene il complesso rispetto ai percorsi esterni.
L'architettura segue i canoni della villa veneta cinque e seicentesca, con alcune aggiunte decorative che sottolineano l'attenzione dei patrizi veneziani che si sono succeduti nelle proprietà.
Il progetto della villa è competamente integrato con quello della sistemazione dell'area di ingresso: un giardino che valorizza l'edificio come un palazzo urbano privilegiato, senza alcuna concessione alle attività produttive, praticamente assenti.
In una bella recinzione ottocentesca, con i caratteri della villa urbana, polarizza l'attenzione il cancello di ingresso principale, con grandi marmi di figure femminili che si stagliano sul verde-nero degli alberi e il doppio filare del giardino. Queste due statue facevano coppia con altre due posizionate sui pilastri di un’altra entrata. Le statue settecentesche rappresentavano i continenti allora conosciuti: Europa e Asia sui pilastri di via Principe Amedeo, Africa e America su quelli di via Borgofuro.