Ita Eng Deu

Pala di Giambattista Tiepolo

Location: Este

La grandiosa pala absidale collocata dietro l’Altare maggiore del Duomo Abbaziale di S. Tecla (olio su tela di metri 6.84 x 3.94, quasi 27 metri quadrati) “Santa Tecla che prega l’Eterno Padre” è opera di Giambattista Tiepolo (1696-1770).


La pala fu ordinata dalla Magnifica Comunità di Este con delibera del 29 giugno 1758 e consegnata il 24 dicembre 1759, presente l’autore e il figlio Giandomenico.


Questo straordinario dipinto è riconosciuto dalla maggior parte dei critici come il capolavoro del Tiepolo tra le sue opere a carattere religioso. Rappresenta la preghiera di Santa Tecla, patrona di Este, che raccoglie le sofferenze e le angosce della città atestina e invoca da Dio Padre la liberazione dalla peste.
L’epidemia era scoppiata a Este nel 1630-1631 e sembra che abbia causato la morte di più di 3.400 persone su una popolazione di circa 14 mila abitanti.

Dio Padre, attorniato in cielo dai suoi angeli, disperde con la sua forza l’ombra della morte e del male rappresentata nella figura oscura che si allontana verso il basso a sinistra. Sullo sfondo si riconosce la città di Este con alcuni suoi monumenti, il Duomo, il campanile, il Palazzo del Principe sul colle, il Castello Carrarese, la Torre civica di Porta vecchia. L’allontanamento della peste da parte dell’azione benefica del Padre sembra offrire al paesaggio maggiore luminosità.


Nella parte bassa del dipinto compare Santa Tecla: non è ritratta in un atteggiamento trionfale, ma in umile preghiera con le mani raccolte e gli occhi rivolti al Padre. Vicino alla Santa sono presenti alcuni personaggi che mostrano il dolore portato in città dall’epidemia della peste: una bambina piange la madre ormai morta, la disperazione di un uomo con la testa tra le mani, la paura di un altro personaggio che per proteggersi si mette la mano davanti alla bocca e al naso.


Questo dipinto è stato preceduto da un modelletto (cm 80×45) che ora si trova al Metropolitan Museum di New York.

La particolarità di questa pala e che è tensionata su un telaio curvo che segue l’andamento dell’abside. Il primo restauro risale al 1893, cui seguirono quelli del 1923, del 1929 e del 1961 fino all’ultimo, iniziato nel 2012, che ha restituito la tela alla sua originale collocazione e posizione su telaio curvo (come l’aveva ideata l’autore), ripulita da tutti i depositi degli ultimi trecento anni, alla vigilia di Natale del 2020.

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