Il “Campiello” fa parte di un isolato esterno alle mura veneziane a cui sono addossate le costruzioni in linea di via Monache. E' un ambito di edilizia povera che, nella memoria cittadina, é ricordata come il "Ghetto degli Ebrei", dove era confinata la comunità ebraica della città tra il 1665 e il 1770.
L'area si affaccia sulla piazzetta San Martino, caratterizzata dalla bella facciata di San Michele, attribuita a Vincenzo Scamozzi (1548 – 1616) e dal seicentesco Palazzo Barbarigo. Dall'altro lato il palazzetto sul canale porta le tracce di due archi, da tempo murati, testimonianza del percorso porticato che veniva utilizzato per arrivare all'approdo.
Dalle carte storiche risulta evidente il ruolo dell'area nellla progressiva urbanizzazione dell'angolo sud-est della città storica: da "campiello" al bordo urbano alla fine del 1500 a crocicchio di strade e approdo sul Bisatto due secoli dopo.
La presenza della comunità ebraica in Este è testimoniata a partire dal 1406, ma è con una bolla ducale del 1665 che vengono obbligati “ad habitar in unione nelle Case delli heredi Botti, [...] poste nella contrà di S. Martino”, in un quartiere stretto tra le mura e l'argine del Bisatto, munito di una porta di chiusura e privo di aperture verso l'esterno.
Dopo la scomparsa degli Ebrei da Este (presumibilmente in epoca napoleonica) la zona e i “granaroni” di via Vallesina vengono abitati da cittadini di infima condizione sociale, tanto che quella parte di città viene ancora oggi ricordata come “ghetto della miseria”.
L'Area del Campiello a inizio ‘700 è composta da un corpo di fabbrica con il fronte principale su piazzetta San Martino e tre case a schiera, ad esso addossate, aventi l'affaccio principale sulla riva del canale ed il retro sul “campiello” interno. Se queste costruzioni nella seconda metà del ‘600 fossero parte del “Ghetto” non è documentato. Gli accessi diretti dalla piazzetta o dalla riva del canale, la disposizione forometrica aperta all'esterno, la presenza del porticciolo fanno pensare ad edifici di tipo commerciale-residenziale. Il Ghetto, probabilmente, coincideva con le costruzioni più interne e ad unico accesso, dalla piazzetta S. Martino o dalla stradina lungo l'argine del canale.
La parte degli edifici vuoti del “Ghetto” prospicente piazzetta S.Martino crolla nella primavera del 1976. Il giorno seguente, per "eliminare ogni pericolo per la pubblica incolumità", viene demolito tutto l'edificio principale e parte delle adiacenze sulla sponda del canale.