Uno dei parchi che rendono memorabile il paesaggio di Este con lo sfondo dei colli, dove gli edifici giocano un ruolo minore e dove il recupero dall'abbandono comincia dalle piante, dai vialetti e dalle fontane.
Un parco di verde impenetrabile che caratterizza il versante accanto al Castello: così si percepisce una delle più rappresentative tenute nobiliari dei veneziani che dai primi del '500 utilizzano Este come sito di villeggiatura. Passata dai Cornaro ai Farsetti ai Benvenuti la tenuta ha cambiato faccia più volte nel parco e negli edifici, lasciando ad ogni passaggio tracce importanti.
Oggi come da oltre cinque secoli la tenuta della villa occupa un posto particolare nel panorama di Este: il versante accanto al Castello, che è rimasto un fondale alberato per le immagini da cartolina, intatto mentre gli altri spazi verdi intorno alla città scomparivano sotto le nuove case.
Dal parterre davanti alla Villa, se la vegetazione lo consente, si gode una vista straordinaria di Este e della piana verso sud, simile a se stessa da secoli. E' un panorama che fa capire il motivo della scelta di una localizzazione così scomoda per chi aveva mille altre possibilità di posizionamento della propria "stanza".
I filari di pini che caratterizzano una vista "classica" di Este, celebrata in mille cartoline e foto di turisti, sono il lembo estremo del parco della Villa Benvenuti, per altro del tutto nascosta alla vista dal versante e dalle folte alberature della parte inferiore. Nonostante siano di impianto piuttosto recente (100/150 anni fa) la capacità di acclimatamento, la resistenza a la diffusione ormai hanno portato i pini ad essere ritenuti caratterizzanti da sempre lo skyline dei colli alle spalle della città.
La Situla (vaso votivo in bronzo) Benvenuti è uno dei pezzi forti dell'archeologia dei Paleoveneti, esposto nel Museo nazionale di Este. Il nome Benvenuti deriva dal ritrovamento in una tomba , nella parte bassa del Parco della villa. E' testimonianza di un insediamento preromano importante (stimato del VII sec. AC) sulle prime pendici della collina, in un punto che allora era probabilmente sulle rive dell'Adige (passava per Este sino al VII secolo DC).
La tenuta della villa dei Cornaro non era segnata, a metà del 1500 altro che dal portale del Falconetto aperto in una recinzione murata.
Gli edifici all'interno erano probabilmente modesti, veri e propri casini di caccia, improntati a quella sobrietà che piace ad Alvise Cornaro, che è affezionatissimo al luogo non per il costruito ma perché lo ritiene “uno amenissimo giardino in monte a Este pieno di diversi e delicati fonti e di perfettissime uve che fanno perfetti vini”.
La tenuta dei Cornaro, nobili in Venezia, è tenuta in gran conto sin dai primi del 1500, e già allora come ora, si citava il luogo, il parco, più che non la casa, poco appariscente e semmai funzionale alla permanenza di qualche settimana di una piccola corte che cacciava, banchettava e rideva nel proprio teatrino privato.
Nel 1700 i lavori a più riprese "regolarizzano" la strana villa sui Colli, trasformano il bosco in giardino, ampliano il costruito con grandi barchesse, minimizzano l'effetto del versante, sino a mostrare la villa nelle carte come una sorta di reggia dominante sul contesto.
Da una incisione di Coronelli del 1711 emerge una villa-palazzo "standard" tra quelle venete dell'epoca, caratterizzata dal portico al piano terra (probabilmente per una ricerca di ombra, opportuna data l'ottima esposizione del versante), e dall'imponente movimento terra antistante, necessario per realizzare un parterre piano davanti all'edificio, dato il versante in pendenza.
Nella mappa di Girolamo Franchini del 1775, si vede riprodotta invece la villa realizzata per la famiglia Farsetti, che all'inizio del 1700 erano subentrati ai Cornaro. Ma ciò che distingue la tenuta è la sistemazione del versante, con il grande parterre davanti alle barchesse poste lungo la curva di livello sino all'ingresso delle carrozze.Si vede lungo la recinzione in basso a destra l'Arco del Falconetto, che già allora era l'unico reperto rinascimentale della villa dei Cornaro.
La caratteristica della villa settecentesca è il grande balcone sul versante, dato dal pesante lavoro di scavo e riporto che ha definito uno spazio "inventato", innaturale, che nella "stanza" originaria di Alvise Cornaro non esisteva, in cui si inserisce la villa rifatta di sana pianta nella posizione di quella cinquecentesca. Un elemento della sistemazione settecentesca del Parco si rende visibile quando si introducono importanti interventi di architettura del verde: parterre, fontane, e si rifà in forme trionfali la scala che da secoli porta alla villa, con filari che continuano l'allineamento della via urbana al Duomo.
La tenuta viene acquistata nella prima metà del 1800 dalla famiglia Benvenuti, ancora veneziana, che ridisegna alla moda romantica tutto il parco, probabilmente chiamando Jappelli, noto nel Veneto per le architetture del verde. In quegli anni o poco dopo si impianta la pineta a monte, che oggi rimane per parti come uno skyline memorabile della città.
A metà XIX secolo nuovi lavori in vista di utilizzi meno nobili: casa per le orfanelle, casa di riposo, gestite da suore. Si aggiunge un piano e sparisce il timpano della finestratura superiore. Le bucature hanno perso la gerarchia della villa e sembrano più appartenere ad un modesto palazzetto di città.
La villa settecentesca, degradata, viene rimaneggiata a più riprese e, dal XX secolo, cessa di essere villa e diventa casa protetta, ospizio.
Della salita trionfale al parterre della Villa esaltata da Jappichelli ai primi del XIX secolo oggi rimane la bella e ombreggiata cordonata che da cinque secoli prosegue l'asse traversante Este dall'Arco del Falconetto al Duomo, a Porta San Francesco.
L'arco del Falconetto, a cui è dedicato un POI separato, annuncia l'antichità di un luogo ormai del tutto trasformato nelle forme, ma è ancora capace di segnare un passo di netta separazione del parco dalla città contemporanea che lo fronteggia.
La cordonata (oggi nel bosco) che sale dall'Arco del Falconetto al parterre della villa prosegue, con una pendenza simile, sino al piano nobile, entro un porticato, posizionato come un'ala rustica della villa, che fa da quinta rispetto alla parete dello scavo settecentesco, oggi rinverdito ma sempre duro, appena dietro gli edifici.
Parte del giardino, sin dai tempi dei Cornaro, viene sistemata per essere facilmente allestita per una scena teatrale con palco e platea provvisori. Forse anche l'Arco del Falconetto venne utilizzato come scena per rappresentazioni aperte alla città. Certo Il Falconetto, amico dei Cornaro, disegna per altre ville facciate classiche al solo scopo di farle abitare da attori per la gioia degli spettatori su parterre. Sono performance di cui si narra per questa villa ma non ne rimane traccia.
In attesa di un restauro complessivo, nel 2015 una parte del Parco della villa è stata resa accessibile da una serie di interventi di recupero, a cura di gruppi di volontariato, che hanno riordinato il giardino e restaurato alcuni arredi (come le fontane) e parte degli annessi rustici, ottocenteschi e con reperti più antichi.
Prima dell'attuale declino il parco è stato indirizzato ad un'impronta "moderna", con la sostituzione di molte alberature tradizionali con pini (pinus pinea e pinus pinaster) evocativi di fasti storici, secondo la moda a cavallo del 1900.